PARROCO ALESSI BATÙ VINCENZO

Nato a Mazzarino il 21-9-1902 - morto il 1-7-1975

Ordinato presbitero il 18-7-1926 da mons. M. Sturzo

Rettore della Chiesa SS. Sacramento 1928

Canonico della Comunia di Mazzarino 1931

Parroco a S. Maria di Gesù e Cappellano dell'Ospedale 1943-1966

Ispettore per la Religione nelle Scuole Elementari 1951

Parroco in Matrice 1967-1975

 

Provvedere al successore di mons. Scichilone in Chiesa Madre, non fu cosa facile. La statura del compianto ed indimenticabile mons. Scichilone, il ruolo della Matrice, fulcro e centro della pastorale cittadina, il desiderio di alcuni di cimentarsi in un simi­le incarico, rendeva ancora più difficile la scelta. Non bastò indire il concorso, come prescriveva il Diritto Canonico, perché essendo per "titoli e meriti", l'ultima parola toc­cava non alla Commissione esaminatrice, ma al Vescovo. Nel caso a mons. Antonino Catarella.

Egli conosceva ed apprezzava Mazzarino e non volle ancora una volta nominare u­no non mazzarinese. I suoi occhi si posarono sul don Vincenzo Alessi Batù, che nel 1943 aveva nominato 1° Parroco, erigendo la parrocchia S. Maria di Gesù.

La parrocchia allora al limite dell'abitato, è diventata il punto di partenza per l'espansione della cittadina. Oggi s'estende oltre il campo sportivo e tutta l'area edificata verso il bivio per Riesi.

P. Batù era stimato per la prudenza, la costanza nel servizio pastorale, e da giovane aveva goduto fama di oratore, l'oratoria aulica del tempo. Al suo volto paffuto e roseo in un corpo alto, massiccio, che incuteva rispetto, corrispondeva un animo buono, pacifico, disponibile alla collaborazione.

Non più giovane, fu affiancato da don Antonino Russo, che alla sua morte, fu trasferito e nominato parroco alla Chiesa Madre di Niscemi. Ornò la finestra esterna della Chiesa Madre con una croce di ferro. Fu parroco dal 1966 al 1975, gli anni del dopo Concilio caratterizzati dal fervore di idee e di rinnovamento, anche istituzionale.

Non gli si fa torto nel dire che fu uomo all'antica, frenando, forse, le nuove istanze che emergevano forti all'interno della Chiesa, anche a Mazzarino, ma esercitando quella saggezza che gli anni e l'esperienza gli davano. Per questo il popolo lo stimò, i parrocchiani lo seguirono nell'onda lunga dell'azione pastorale del suo predecessore. Fu sua saggezza continuare il passato, arricchendolo del contributo personale.

Le Messe feriali erano molto frequentate, e la domenica era una festa di popolo con la chiesa affollata in tutte le Messe. Trovò catechisti e catechiste, animatori dei vari rami dell'Azione Cattolica, le Confraternite, e lui li coltivò con animo di padre e di pastore.

Era alla mano e di grande tatto umano, oltre ad avere un forte senso dell'humor, valido, a volte, a sdrammatizzare certe situazioni. Fu anche riconoscente ai superiori per la fiducia dimostratagli.

Don Francesco Virnuccio, già vicario cooperatore in Matrice, gli succedette a S. Maria di Gesù, ne diventò il secondo parroco. Il quarto ed attuale parroco è don Giuseppe D'Aleo, dopo don Antonino Tambè da Barrafranca.

 

Da:  Pino Giuliana: "La Chiesa di Piazza Armerina nel Novecento, Figure del clero"; Ed. Lussografica, Caltanissetta 2010, pp. 248- 249  

 

PARROCO VIRNUCCIO FRANCESCO

Nato a Mazzarino il 24 - 7 - 1931      morto il 27 - 9 - 1987

Ordinaro presbitero il 6 - 7 - 1958 da mons. Antonino Catarella

Vicario Cooperatore:  S. Rocco di Butera  1958 – 1960; S. Giacomo Madrice di Villarosa 1960; Madrice di Mazzarino con mons. Scichilone 1961

Cappellano Boccone del Povero 1961 - 1968

Parroco di S. Maria di Gesù e Cappellano dell'Ospedale 25 - 2 - 1967 - 1987

 

Dopo l’esperienza pastorale di Butera e di Villarosa, fu collaboratore di mons. Scichilone e venne nominato parroco il 25.02.1967 a S. Maria di Gesù, secondo parroco, al posto del can. Batù, che passava alla Madrice.

È indimenticabile, e nessuno di quelli che l’hanno conosciuto l’ha dimenticato, per il suo tratto caratteristico: l’affabilità dei modi, la dolcezza della parola, la disponibilità, la estrosità di alcuni momenti in cui sapeva essere brioso.

Morì a 56 anni, il 27.09.1987, nel vigore delle forze, con tanto ardore e passione nell’animo: morire sulla breccia è morire da eroi. Il suo cuore e la sua mente erano alla chiesa parrocchiale da ricostruire dopo il crollo del 1973, ma l’azione pastorale non si era fermata neanche per un giorno raccogliendo i fedeli, in tempi diversi, nella chiesa don Bosco dei salesiani, nella chiesa del Carmine, nella cripta sottostante la chiesa.

Fedele e puntuale, accudiva alle varie attività promuovendo anche movimento ‘Pro sanctitate’. Si prodigava in tutti i modi, rivolgendosi ai fedeli con tono e modo molto familiari.

Aveva assimilato l’insegnamento del maestro padre Scichilone, che lui stimava come padre, collaborandolo attivamente nel ramo dei giovani. Esternava la pietà con la sua carica emotiva e sentimentale. Era, come si dice, un uomo di cuore, e dal cuore grande. Era così anche con gli ammalati, che assisteva nel locale ospedale, di cui era cappellano. A contatto con la sofferenza, forse, aveva appreso a soffrire, a donare al Signore le proprie sofferenze.

Quando venne il suo turno, offrì se stesso in olocausto per la parrocchia, per la santificazione della anime. Lo piansero con i familiari tutta la parrocchia e gli amici.

Il suo ricordo resta legato ad un gesto, ad un sorriso, ad una battuta amichevole e affettuosa.

Gesù, che ha promesso il paradiso anche solo per un bicchiere d’acqua donato, ha certamente accolto nel seno di Abramo questo suo ministro, che l’ha imitato nella mitezza, nell’umiltà e nella dolcezza.

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* L’articolo è tratto, con qualche taglio redazionale, da: Pino Giuliana, Dal passato al presente, Mazzarino, Chiesa Madre, P. Arena, Lussografica, Caltanissetta, luglio 2001, pp. 51-52.